I bambini comunicano con noi anche prima di apprendere il linguaggio: pensiamo al pianto, ai gesti, allo sguardo e ai sorrisi. Il primo grosso cambiamento che viene fatto nel corso del primo anno di vita è la scoperta che questi gesti, prima fatti non intenzionalmente, invece possono servire per comunicare alla mamma e al papà.
Quando i bambini apprendono un linguaggio, non apprendono solo i suoni e le parole ma si impegnano anche nell’apprendere tutte quelle regole che combinano gli elementi tra di loro. Nonostante la complessità di questo apprendimento, il linguaggio viene acquisito dai bambini in modo spontaneo e rapidamente senza alcun insegnamento esplicito.
Anche la lingua italiana come tutte le altre è formata da una serie di fonemi (suoni) che costituiscono il nostro alfabeto. Dai primi mesi fino ai tre anni di vita il bambino impara a controllare l’apparato fonatorio per pronunciare i suoni: questo sviluppo inizia intorno ai due mesi (prima c’è solo il pianto) quando compaiono le vocalizzazioni. Già a due mesi i bambini percepiscono le diverse intonazioni (domanda, ritmo, commento, accenti..)
Attorno ai sei sette mesi compaiono quindi le lallazioni cioè le sequenze di sillabe (ta, pa, ma…). Queste sillabe andranno poi a comporre le prime parole, che infatti in tutte le lingue contengono M e P.
Fino ad otto mesi di vita l’attenzione del bambino è focalizzata sulla mamma ( o sulla persona che lo sta accudendo in quel momento) oppure sull’oggetto che lo interessa: solo verso i dodici mesi il bambino riesce a prestare attenzione ad entrambi e riesce a comunicare con l’interlocutore a proposito della realtà esterna, per esempio parla alla mamma e intanto indica un oggetto.
Verso i dieci dodici mesi iniziano a comparire le prime paroline e sono presenti anche le intonazioni, come se il piccolo facesse un’affermazione oppure usasse il tono adatto ad una domanda. In questa fase sono frequenti gli errori in cui vengono omesse parti delle parole oppure vengono ripetute le sillabe.